Come Curare il Packaging del Proprio Prodotto Alimentare?

Packaging del Prodotto Alimentare: A cosa prestare attenzione

Le aziende produttrici di prodotti alimentari lo sanno bene: il packaging del prodotto alimentare è delicato perché deve sia proteggere i cibi e conservarli il più a lungo possibile come appena prodotti o insacchettati, ma anche perché deve proporli nella maniera migliore sugli scaffali della GDO.

Per capire al meglio, basta pensare ad una bottiglia di vino: la bottiglia vera e propria serve a proteggere e mantenere il contenuto, ma per i vini costosi e ricercati, spesso alla bottiglia sono abbinati:

  • Un sacchetto particolare trapuntato e protettivo, che possa proteggerla (un esempio sul sito sacchettiditessuto.it)
  • Una confezione in cartone per presentare anche la zona di produzione (ad esempio, quelli di cartonificiocampano.com)
  • Per le bottiglie più pregiate, oltre al sacchetto trapuntato individuato poco sopra, è possibile trovare anche una scatola in legno (ad esempio, quelle proposte da cassettepervino.it

A cosa deve quindi prestare attenzione un’azienda del settore enogastronomico per curare al meglio il packaging del proprio prodotto?

Packaging di un prodotto alimentare

Il packaging è l’imballaggio di un prodotto, il suo confezionamento. I prodotti alimentari, più di ogni altra merce, necessitano di un involucro adeguato al contenuto. Prima di tutto il packaging deve proteggere gli alimenti; deve salvaguardarli dagli urti e dalle avversità in ogni momento. Il packaging deve evitare il deterioramento degli alimenti già nella fase successiva alla produzione, ossia durante lo stoccaggio e il trasporto, ma anche nel momento in cui gli essi si trovano nei negozi e sugli scaffali dei supermercati. Proprio per questa ragione il packaging deve possedere precise caratteristiche, adatte a garantire una corretta conservazione.

Packaging e standard di certificazione

Perché l’imballaggio si possa ritenere a norma, è necessario che abbia ottenuto le certificazioni richieste dalla legge.

Gli standard di certificazione, così si chiamano, si suddividono in due categorie:

  • Standard pubblici
  • Standard privati

I primi sono ideati dalle pubbliche istituzioni, come ad esempio la ISO; gli standard privati sono invece emessi da grandi organizzazioni di proprietà privata, riflesso delle esigenze delle grandi aziende del settore alimentare.
In entrambi i casi le certificazioni vengono rilasciate da incaricati autorizzati a fare le opportune verifiche.
Ma quali sono i requisiti per ottenere la certificazione?
Per prima cosa il packaging deve proteggere senza alterare il contenuto; inoltre il packaging non deve contenere sostanze dannose per la salute umana; infine, l’imballaggio non deve intaccare le peculiarità del cibo, primi fra tutti il suo sapore e il suo colore.
Gli agenti che potrebbero causare danni agli alimenti possono essere di tre tipologie:

  • Gli additivi, come gli antiossidanti o i coloranti;
  • I residui di lavorazione, come i solventi;
  • Gli elementi chimici che si formano con il deterioramento dell’imballaggio.

Ma come vengono effettuate le verifiche?
Di certo esse necessiterebbero di regole stringenti e precise, così da consentire agli organi a cui compete il rilascio della certificazione, di valutare il packaging seguendo delle linee guida che non lascino spazio ad errori o superficialità di analisi.

La necessità di una nuova regolamentazione europea

Il consumatore acquista convinto che il packaging del prodotto alimentare sia a norma e assolutamente non tossico o nocivo.
È però di qualche mese fa una notizia che ha smosso tali convinzioni. Infatti, un’indagine portata avanti da quattro associazioni di consumatori europee, una delle quali è Altroconsumo, ha rivelato che alcuni prodotti hanno nella loro composizione chimica elementi che potrebbero essere pericolosi per la salute umana.

Gli articoli oggetto di queste osservazioni sono:

  • Tovaglioli di carta
  • Capsule del caffè
  • Alcune tipologie di sacchetti del pane
  • I contenitori di carta dei muffin

In questi imballaggi sono contenute sostanze chimiche, come l’ammina aromatica primaria e filtri ultra violetti, che vengono a contatto con il cibo e che potrebbero essere cancerogene. Queste sostanze chimiche, per lo più inchiostri, non sono mai state oggetto di analisi e di approfondimento da parte dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, e proprio per questo motivo non esistono limiti al loro utilizzo. Non solo: infatti non si è nemmeno certi che siamo dannosi e quanto possano essere nocivi. Di fatto sono sostanze che non sono mai state oggetto di analisi di questo tipo.
Come può allora il consumatore essere certo che il packaging non sia dannoso; d’altro canto, come fa l’azienda che si occupa del packaging e della distribuzione del prodotto ad essere certa che l’imballaggio non crei danno all’uomo? Non pare esserci altra soluzione che sperare che la Comunità Europea faccia luce quanto prima sull’accaduto, e che vengano stabilite nuove norme per la realizzazione del packaging alimentare.