La crisi crescente, le enormi opportunità create dallo sviluppo tecnologico e l’innegabile ottima fama dei prodotti “made in Italy” ha spinto e sta spingendo sempre più le aziende a volgere lo sguardo al mercato internazionale.
Esportare i nostri prodotti, all’interno dell’Unione Europea e non solo, è diventato un vero e proprio must del settore alimentare e se portato avanti nel modo giusto consentirà a tantissime realtà nostrane di farsi conoscere nel mondo ricavandone un lauto guadagno.
Ma è tutto oro ciò che luccica? Ovviamente no, è opportuno infatti lavorare sodo, informarsi sugli aspetti burocratici e mettere a punto una serie di strategie di marketing che sappiano far risaltare il prodotto tra gli altri.
Il nostro Bel Paese è sicuramente un ottimo biglietto da visita agli occhi degli acquirenti stranieri, tuttavia ciò non può e non deve bastare, packaging multilingue, viaggi conoscitivi della zona di vendita, creazione di contatti e di possibili attività commerciali partner, sono sicuramente un buon punto di partenza.
Aspetti burocratici: Esportazione Alimenti fuori e dentro l’UE
Per ciò che riguarda i quantitativi di merci esportati o importati all’interno dello Spazio Economico Europeo o SEE, sappiamo che non esistono limitazioni di sorta né nessun tipo di restrizione in ambito commerciale. Questo vale anche per tutti quei prodotti fabbricati al di fuori dell’Unione Europea.
Gli alimenti implicati nei processi di esportazione devono rispettare i parametri imposti dalle norme tecniche armonizzate, nell’ambito della tutela al consumatore, all’ambiente ed alla salute pubblica.
A tutti i prodotti conformi alle suddette norme non possono essere imputate restrizioni inerenti alla circolazione, tuttavia essi possono andar incontro a procedure riguardanti le rispettive normative nazionali, soprattutto per quelle che trattano di salute umana.
Discorso diverso riguarda ad esempio Stati Uniti e Canada, da sempre territori preferenziali per i produttori italiani che trovano un buon riscontro in termini di apprezzamento dei nostri prodotti alimentari.
Anche in questo caso sussiste la necessità di rispettare le normative e di proporre al cliente un’etichetta conforme al mercato locale, curando in particolar modo le tabelle dei fattori nutrizionali, redatta in maniera differente rispetto al mercato europeo (fonte dell’informazione http://gruppomaurizi.it/servizi-per-esportazione-alimenti/).
Stesso discorso vale per posizionamento informazioni, idioma utilizzato e leggibilità in generale, aspetti che potrebbero rivoluzionare la struttura originaria dell’etichetta. Anche l’elenco o la presa in esame degli allergeni può discostarsi nettamente da quella del Paese d’origine del prodotto, quindi è opportuno studiare a fondo ogni aspetto legislativo e burocratico al fine di non incorrere in pesanti sanzioni o sequestro merci.
Esportare conviene?
Considerando l’attuale trend positivo che l’esportazione dei nostri prodotti agroalimentari sta vivendo è sempre un’ottima idea pensare di intraprendere questa via di sviluppo commerciale, anche per piccole e medie imprese.
Tuttavia il consiglio è quello di rivolgersi a professionisti del settore che sappiano assistere ed indirizzare ogni singola azienda verso le giuste operazioni, considerando sia il corretto approccio burocratico che le opportune campagne di marketing da mettere in atto.
Gli aspetti di conformità del prodotto infatti vanno dall’analisi della composizione al packaging, senza trascurare la fase di produzione, con i vari controlli in corrispondenza dei checkpoint chiave del processo.