Gli standard di sicurezza in ambienti con atmosfera potenzialmente esplosiva: la direttiva Atex

In questo articolo vediamo cos’è la Direttiva 94/9/CE ATEX, il suo sviluppo nel tempo, le definizioni e alcune delle zone ATEX interessate.

Innanzitutto l’acronimo significa ATmosphère EXplosive, ossia atmosfera esplosiva.

Questa direttiva, emanata dall’Unione Europea, definisce gli standard di sicurezza necessari per tutti gli apparecchi e i sistemi di protezione destinati ad ambienti con atmosfera potenzialmente esplosiva. 

In Italia è entrata in vigore il 1° luglio 2003, e serve a garantire la libera circolazione della merce tra i Paesi della Comunità Europea, delineando dei requisiti fondamentali per la salute e la sicurezza. 

Questa direttiva è stata abrogata ad aprile 2016 attraverso il D.L. n. 85 del 19 maggio 2016. La nuova direttiva, la ATEX 2014/34/UE, è stata pubblicata a fine aprile 2014 ed è entrata in vigore con il decreto.

Anche in questo caso, la nuova direttiva è finalizzata a facilitare la circolazione dei prodotti, così da tutelare le aziende e uniformare le regolamentazioni in tutti gli stati dell’Unione. 

Capiamo meglio i dettagli di questa direttiva così importante, grazie al contributo degli esperti di Sorgato.com

Direttiva ATEX: le definizioni dei sistemi e degli apparecchi, degli operatori economici e dei loro doveri 

È importante capire le definizioni per individuare quali sono esattamente le categorie interessate di macchinari (e dispositivi).

Tra i cambiamenti della nuova direttiva troviamo anche alcune definizioni.

Vediamo quali: 

  • Con il termine “apparecchi” si intendono tutti i dispositivi, i sistemi di rilevazione e prevenzione, le macchine e le apparecchiature, la strumentazione e gli organi di comando, destinati ai processi aziendali, che rischiano di provocare un’esplosione. 
  • Con «sistemi di protezione» si intendono i dispositivi che hanno lo scopo di reprimere nel minor tempo possibile le esplosioni, e limitare la zona colpita. 
  • Per “fabbricante” si intende “una persona fisica o giuridica che fabbrica un prodotto oppure lo fa progettare o fabbricare e lo commercializza apponendo il proprio nome o marchio o lo utilizza a fini propri”. 

Tra i suoi adempimenti compaiono: l’esecuzione della procedura di conformità, la garanzia che i prodotti siano fabbricati in conformità ai requisiti essenziali di salute e sicurezza, l’apposizione del marchio di protezione dalle esplosioni insieme ad un numero di tipo/serie/lotto per permettere l’identificazione, la preparazione della documentazione tecnica.

  • Il “rappresentante autorizzato” invece è “una persona fisica o giuridica stabilita nell’Unione che ha ricevuto da un fabbricante un mandato scritto che la autorizzi ad agire per suo conto in relazione a determinati compiti”. Tra i suoi obblighi ci sono: le relazioni con le autorità e la messa a disposizione della dichiarazione di conformità UE e della documentazione tecnica;
  • Il “distributore” è una persona fisica o giuridica, diversa dai due precedenti, che metta a disposizione un prodotto sul mercato. Alcuni dei suoi obblighi sono: verificare la presenza della marcatura CE sui prodotti e dei documenti, e certificare che le condizioni di immagazzinamento e trasporto non ne compromettano la conformità.
  • Infine l’ “importatore” ossia “una persona fisica o giuridica stabilita nell’Unione che commercializzi sul mercato UE un prodotto originario di un Paese terzo”. Tra i suoi doveri figurano: preparare la documentazione tecnica, e immettere sul mercato  prodotti conformi verificando che il fabbricante abbia eseguito la procedura corretta.

Un’altra differenza rispetto alla normativa precedente è l’Ampliamento delle definizioni con le integrazioni del Nuovo Quadro Normativo (Pacchetto merci 2008) che introduce ulteriori novità rispetto alla libera circolazione dei prodotti in UE. Questo ampliamento è costituito a sua volta da due regolamenti:

  1. Regolamento (CE) n. 764/2008: stabilisce le procedure relative all’applicazione di determinate regole tecniche nazionali a prodotti legalmente commercializzati in un altro Stato membro;
  2. Regolamento (CE) n. 765/2008: stabilisce norme su accreditamento e vigilanza del mercato per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti;

Le zone ATEX 

Sono classificati così tutti gli ambienti con atmosfera potenzialmente esplosiva.

Le caratteristiche essenziali per rientrare nella categoria sono legate al fenomeno della combustione, e sono:

  • combustibile
  • comburente
  • scintilla 

Come vengono classificate le zone ATEX?

Vengono classificate in base alla frequenza di atmosfere esplosive e alla loro durata, che esse siano dovute a gas oppure a polveri. 

Abbiamo le zone 0, 1 e 2 se le esplosioni sono dovute a gas, e 20, 21 e 22 se sono dovute a polveri. 

Le prime sono definite così:

  • Zona 0: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia.
  • Zona 1: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività.
  • Zona 2: Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata. 

Il secondo gruppo, invece, così:

  • Zona 20: area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile;
  • Zona 21: area in cui occasionalmente è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva;
  • Zona 22: area in cui non è probabile la formazione di atmosfera esplosiva e, qualora si verificasse, sarebbe di breve durata;

Le zone 20 e 21 sono le più esposte al rischio di esplosione, per questo si consiglia sempre di posizionare i sistemi in zona 22. In questo caso, serve un solo sistema di sicurezza e si può autocertificare l’impianto. 

Quando non è possibile, gli impianti devono essere dotati di doppi sistemi di sicurezza e devono essere certificati dagli Enti di competenza.  

I parametri di esplosività delle polveri 

Le polveri non hanno caratteristiche tutte uguali. Prima di progettare un impianto seguendo la direttiva ATEX, è necessario considerare alcuni criteri, in particolare il grado di distruzione di una polvere.

Per farlo, possiamo affidarci a due parametri:

  • il “KST”, ossia l’indice di deflagrazione delle polveri che dà un’indicazione rispetto alla velocità di espansione delle fiamme. 
  • Il “PMAX”, ossia la pressione massima sviluppata dall’esplosione di una certa polvere.

I sistemi di sicurezza ATEX

Ci sono alcuni componenti che sono più coinvolti dall’esplosione, tra questi troviamo i pannelli di rottura che si rompono per permettere alla deflagrazione di sfogare. Un controllo è necessario anche per i componenti interni, però, che potrebbero essersi danneggiati con l’impatto. 

In caso di deflagrazione, l’impianto dovrà essere nuovamente certificato per garantire che sia ancora a norma. Ecco i sistemi di sicurezza stabiliti dalla direttiva:

  • Sistema rompifiamma: aiuta a circoscrivere l’area della fiamma limitando i danni e evitando di mettere a rischio lavoratori e ambiente.

 

  • Sistema di soppressione delle esplosioni: riesce a rilevare anche degli accenni di esplosione e le sopprime velocemente. Se dovesse avvenire lo scoppio, è dotato di un sensore che avvisa la centrale di controllo che apre le bombole con l’agente che permette di soffocare l’esplosione in alcuni millesimi di secondo.

 

  • Valvola di non ritorno di sicurezza: è utilizzata per non far propagare l’esplosione nella linea di aspirazione. In caso di scoppio, blocca il flusso aeriforme facendo sfogare l’esplosione grazie agli altri componenti.

 

  • Deviatori d’esplosione: deviano il flusso per permettere all’esplosione di sfogare in un ambiente sicuro. Alcuni deviatori rilevano le scintille e segnalano immediatamente il rischio di scoppio.

 

  • Serrande di compartimentazione: si trovano di diverse tipologie e compartimentano il flusso aeriforme proveniente dai reparti di produzione. Quando avviene l’esplosione isolano immediatamente l’area interessata. 

I filtri degli impianti ATEX 

I filtri ATEX (filtri a maniche) sono dotati di pannelli di sicurezza che si aprono e fanno sfogare la deflagrazione, in questo modo si evita che esploda il filtro stesso

Inoltre resistono a pressioni maggiori rispetto ai pannelli di sicurezza, proprio per questo motivo. I filtri necessitano di una progettazione in base alla pressione di esplosione, la quale è determinata dalle polveri utilizzate in produzione.