La crisi produce un altro effetto: è boom di separazioni finte

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Pagare meno tasse, godere di agevolazioni speciali e sfuggire ai creditori in caso di debiti: sono questi i motivi dietro al boom delle finte separazioni, un fenomeno in crescita in Italia ma che espone a notevoli rischi di natura legale.

Nel 2015 in Italia si sono registrate in assoluto 91 mila separazioni in tutta Italia, secondo quanto riportato da una ricerca dell’Istat; quasi centomila coppie hanno dunque deciso di dividere le proprie strade di vita scegliendo uno dei percorsi possibili, ben sintetizzati anche nell’approfondimento realizzato dai professionisti di avvocatoaccanto.com. Eppure, nel sette per cento dei casi l’addio è solo “formale”.

Oltre seimila separazioni finte

Come denunciato nei mesi passati dalla associazione degli avvocati matrimonialisti italiani, infatti, almeno 6400 separazioni sono tali solo sulla carta, procedimenti per così dire fittizi che servono solo a eludere il Fisco attraverso una pioggia di sgravi. Si tratta, appunto, di circa il 7 per cento del totale delle separazioni registrate nel nostro Paese, e il fenomeno sembra in aumento, grazie anche a un meccanismo che appare semplice e rodato.

Un fenomeno fraudolento

Il marito e la moglie “incriminati” non si sopportano più e quindi decidono di dirsi addio, sottoscrivendo un accordo sugli aspetti economici e personali dell’interruzione del rapporto e presentandosi in Tribunale (ma la pratica può anche essere eseguita più velocemente in Comune o tramite la sola assistenza dei legali), dove confermano le proprie versioni e completano l’iter per la dichiarazione di separazione consensuale. Al contrario dei procedimenti regolari, però, in questo caso la coppia continua ad amarsi e, di fatto, a stare insieme.

Aggirare la pressione del Fisco

Le motivazioni dietro questa vera e propria messinscena sono facili da comprendere: come spiegato dagli esperti forensi, soprattutto i coniugi (o presunti ex) con redditi medio alti traggono dei vantaggi non indifferenti da una finta separazione. La seconda casa diventa prima per l’altra parte in causa, con immediato risparmio fiscale, e si riducono anche le spese per i figli, grazie all’abbassamento di le tariffe di mensa scolastica, scuolabus, tasse universitarie e sanità.

Sgravi e benefici per la separazione

In termini numerici, è ancora la Associazione Italiana Matrimonialisti a fare i “conti in tasca” a chi opera in tal senso: per una coppia con marito libero professionista, con un reddito di 80-100mila euro l’anno netti, e moglie casalinga o lavora part-time si può considerare “un assegno di mantenimento di 3 mila euro al mese“, e con la separazione fittizia si “possono beneficiare di sgravi Irpef di circa 7 mila euro l’anno, per arrivare fino a quota 20 mila con altri sgravi di varia natura. In una prospettiva di vita di 30 anni, significano fino 600 mila euro messi da parte. Come dire, il mutuo per l’acquisto di una casa in una zona residenziale lo pagano eludendo il Fisco”, dicono i rappresentanti di Ami.

Colpa della crisi?

La separazione di facciata non è una novità assoluta, perché è un trucco che esiste da tempo, ma negli ultimi tempi il fenomeno ha assunto proporzioni notevoli e soprattutto è in aumento, anche a causa della forte pressione fiscale e come conseguenza della crisi economica che ancora fa sentire i suoi effetti nel Paese. Ovviamente, però, esistono dei forti rischi cui si espone chi si separa in maniera puramente fittizia, perché commette un reato che può essere giudicato in vario modo.

I rischi per chi si separa in modo fittizio

Si può essere accusati di truffa ai danni dello Stato (art. 640 codice penale), ma anche di bancarotta fraudolenta, con pene anche piuttosto severe, come reclusione da sei mesi a tre anni e multe da euro 51 a euro 1.032, con tanto di aggravanti (che elevano la reclusione a 5 anni e le sanzioni a 1549 euro) se il fatto è “commesso a danno dello Stato o di un altro ente pubblico”. Per scoprire l’inganno serve l’iniziativa di un “delatore” o di un soggetto interessato in quanto offeso, vale a dire il Fisco o un creditore.