Talenti in fuga dall’Italia: i motivi di questo fenomeno e come porvi rimedio tramite l’employer branding

Oramai se ne sente parlare da diverso tempo: le imprese di moltissimi settori fanno fatica a trovare personale e i nostri giovani preferiscono mettersi in proprio o trovare impiego all’estero.

Il fenomeno, che molti definiscono fuga dei talenti o fuga dei cervelli, ha delle radici abbastanza profonde che risiedono nelle proposte di lavoro poco competitive rispetto a quelle che vengono fatte da imprese che si trovano al di fuori del territorio italiano, oltre che da un contesto socio-economico italiano non sempre favorevole a giovani e famiglie.

Un esempio celebre è quello che riguarda i medici, di cui si sente parlare molto in questo periodo, e su cui troverete anche un interessante articolo di approfondimento in questa pagina, dove si elencano i motivi per cui moltissimi accettano un posto di lavoro a Dubai.

Oggi in Italia non è di certo semplice la vita di un neo laureato che si deve affacciare al mondo del lavoro per riuscire a dare il via alla propria carriera, magari mettendo da parte dei fondi per mettere su famiglia e acquistare una casa. Il costo della vita è salito notevolmente e gli stipendi sono poco competitivi, specialmente se paragonati con quanto viene offerto al di fuori dei nostri confini.

Le aziende si domandano come riuscire ad attrarre i talenti e magari portare nuovamente in Italia chi è emigrato all’estero ormai da diverso tempo e ha maturato esperienze considerevoli.

Entra così in gioco il concetto di employer branding, che ha tra i suoi fondamenti il welfare aziendale. Di entrambi parleremo nei prossimi paragrafi del nostro articolo.

L’employer branding: che cos’è e quali vantaggi può offrire ad un’azienda

Non si tratta solamente di una questione di soldi. Sebbene all’estero gli stipendi siano anche del 40% più alti rispetto a quelli proposti in Italia, come affermato anche in questo articolo su Avvenire.it, il problema in molti casi riguarda le prospettive future di un giovane.

Un’azienda deve essere in grado di mostrare possibilità di crescita e al contempo offrire un piano formativo ai propri dipendenti, proprio come fa anche Amazon ad esempio, multinazionale molto ambita in ambito IT e marketing dalle nuove leve. A tal proposito, vi suggeriamo anche di dare un’occhiata al nostro articolo dove troverete alcune informazioni utili in merito al processo di selezione e ai requisiti dei candidati.

Qui entra in gioco il concetto di employer branding, cioè la capacità dell’azienda di risultare attraente nei confronti dei giovani professionisti che cercano impiego. La domanda potrebbe sorgere spontanea in molti casi: cosa bisogna fare per sviluppare l’employer branding in azienda?

La risposta risiede nella trasmissione dei valori dell’azienda, nella formazione costante dei collaboratori ai quali viene fornita una roadmap di cosa potranno fare migliorando le loro competenze, nell’attenzione al work – life balance e nei benefit o welfare aziendale, che approfondiremo tra poco.

Anche nel recruiting è necessario essere al passo coi tempi, in modo da riuscire a parlare in modo corretto tramite il proprio annuncio di lavoro. I giovani non leggono più gli annunci sui giornali e ormai c’è poca fiducia negli annunci su Facebook, che spesso e volentieri danno segno di un’azienda non organizzata e poco al passo con i tempi, elementi che fanno trasparire poche possibilità di carriera e guadagni.

Il social recruiting diventa così un pilastro dell’employer branding, che contribuisce così ad attrarre i talenti e a trasmettere loro una serie di motivazioni per cui sia conveniente accettare la proposta dell’impresa in questione. A questo si sommano poi i benefit contenuti nel piano di welfare aziendale.

Il welfare aziendale: la soluzione per un employer branding di successo

Come accennato in precedenza, oltre lo stipendio netto e le prospettive di carriera, l’employer branding si basa anche sulla capacità dell’azienda di fornire alcuni benefit che contribuiscano a migliorare la vita del proprio collaboratore e della sua famiglia.

Parliamo del welfare aziendale, che include la possibilità di fare smart working, buoni carburante, corsi di formazione retribuiti, assicurazioni integrative per la sanità e anche pacchetti di benefit per i componenti della famiglia, come ad esempio incentivi o convenzioni con asili privati.

Per intraprendere questa strada è chiaramente necessario affidarsi a delle aziende che mettono a disposizione delle imprese clienti dei portali welfare appositi. Se volete informazioni aggiuntive e comprendere meglio la questione, vi consigliamo anche di visitare la pagina dedicata al welfare aziendale di Eudaimon, azienda che vi suggeriamo, dove avrete modo di trovare tutto ciò che include il loro portale.

Accedendo ad un programma di welfare aziendale per i vostri dipendenti riuscirete ad ottenere numerosi vantaggi e ad attrarre i talenti di cui avete bisogno in azienda, evitando così che emigrino all’estero o scelgano i vostri competitor. Non dimenticate che le politiche di welfare e i bonus erogati ai vostri dipendenti sono deducibili: in questo modo potrete investire realmente nella vostra impresa e migliorare la qualità della vita dei vostri collaboratori, riducendo anche il ricambio del personale.

Il welfare aziendale diventa così uno dei capi saldi di una buona strategia di employer branding: ricerca del personale, comunicazione efficace e pubblicizzazione dei vantaggi e dei benefit che offre la vostra azienda vi renderà molto appetibili sul mercato del lavoro. Anche se sembra strano, oggi trovare dipendenti è più complesso che trovare clienti, ma seguendo questi preziosi consigli e investendo in questa direzione riuscirete ad eliminare ogni difficoltà.