Il patto di non concorrenza è un argomento sempre più discusso negli ultimi anni, soprattutto tra imprese e lavoratori, il quale devono raggiungere un accordo per far sì che entrambe le parti siano soddisfatte e tutelate dal rapporto di lavoro.
L’articolo 2105 del codice civile prevede che il datore di lavoro, possa pattuire un accordo di non concorrenza, prima che inizi la collaborazione con il dipendente, durante la fase di lavoro oppure al termine stesso del contratto.
La clausola contrattuale in questione, prevede che al dipendente vengano imposti dei limiti al fine di non divulgare le attività e le informazioni apprese durante il rapporto di lavoro. L’azienda può attuare quanto scritto, per un periodo massimo di 5 anni per chi svolge il ruolo di dirigente, 3 anni per le altre posizioni.
Come viene retribuito il patto di non concorrenza? Facciamo chiarezza
Chiarito cos’è e come funziona il patto di non concorrenza, il lavoratore dovrà essere retribuito per Legge in busta paga. Tale pagamento può avvenire in base alle condizioni pattuite: ogni mese, ogni trimestre, semestre e così via.
Non esiste una retribuzione standard per compensare adeguatamente il lavoratore che rispetta il patto di non concorrenza. Questo perché la gratificazione economica è soggetta a diversi fattori che possono variare da situazione in situazione:
- Quali limiti e sacrifici vengono richiesti al dipendente;
- A quanto si estende geograficamente il limite da rispettare;
- La durata minima del patto di non divulgazione;
- Salario minimo percepito dal lavoratore;
- Il livello professionale raggiunto dal lavoratore.
La congruità del compenso economico relativo al patto di non concorrenza, varia (oltre ai fattori sopra elencati), anche in base a quanto stabilito dall’Italia e da alcune regioni del nostro Bel Paese.
Di norma, bisognerebbe retribuirlo con un valore pari al 30-35% rispetto all’ultimo Reddito Annuo Lordo (RAL). Come è stato anticipato, alcune regioni italiane potrebbero applicare delle condizioni differenti. In genere, si parla del 10%/20%.
Quali sono gli obblighi di un dipendente che accetta il patto di non concorrenza
Dopo aver accettato e firmato il patto di non concorrenza, il lavoratore si è impegnato a responsabilizzarsi e prendere atto del fatto, di non poter comunicare niente a nessuno riguardo la sua attività e quella dell’azienda per cui presta la mansione.
Questo include:
- Eventuali segreti industriali;
- Il know how dell’azienda;
- Le procedure operative del lavoro aziendale;
- Informazioni di carattere generale e privato;
In alcuni casi, il divieto di concorrenza si estende anche all’assunzione presso aziende la cui attività è prettamente simile a quella già svolta. Questo includerà chiaramente, un compenso maggiore al fine di essere congruo al sacrificio richiesto.
Nel caso in cui il lavoratore non voglia sottostare al patto di non concorrenza, è possibile che l’azienda si rifiuti di proseguire con il rapporto di lavoro (a meno che non risulti già avviato).
Se l’impiegato non percepisse la retribuzione promessa dal datore di lavoro per il patto di non concorrenza, egli è tenuto ad agire tramite Giudice.