Amministrazione di Sostegno: Protezione della Vulnerabilità e Autonomia Personale

L’amministratore di sostegno è una figura legale designata per assistere individui parzialmente incapaci di gestire le proprie necessità personali o patrimoniali, senza sottrarre loro la piena capacità giuridica. A differenza del tutore, che si occupa di minori o di adulti completamente incapaci, e del curatore, destinato a specifiche categorie di persone come gli inabilitati, l’amministratore di sostegno interviene in situazioni meno severe offrendo supporto mirato senza privare completamente l’individuo della sua autonomia decisionale.

Ecco chi è eleggibile per l’Amministrazione di Sostegno di soggetti vulnerabili: Criteri e Situazioni Applicabili

Qualsiasi persona che si trovi in una condizione di incapacità parziale, sia essa temporanea o permanente, può essere sottoposta ad amministrazione di sostegno. Questo include anziani con capacità cognitive ridotte, adulti con disabilità fisiche o psichiche che non compromettono completamente la capacità di agire, e persone che attraversano difficoltà temporanee a gestire i propri affari o il proprio patrimonio a causa di malattie o ricoveri. L’amministrazione di sostegno si applica in situazioni dove è necessario un aiuto nella gestione del patrimonio o nelle decisioni personali, garantendo al contempo la massima autonomia possibile all’individuo.

Il Processo di Nomina dell’Amministratore di Sostegno. Il ruolo del giudice tutelare nella valutazione e nomina dell’amministratore

La richiesta di nomina di un amministratore di sostegno, come descritta al link del sito dell’Avvocato Sagone, può essere avanzata da chiunque abbia un interesse legittimo, incluso il diretto interessato che, nei casi più comuni indica il proprio avvocato di fiducia per amministratore di sostegno. Il giudice tutelare generalmente lo individua tra i familiari, oppure interviene il pubblico ministero. Il giudice tutelare svolge un ruolo cruciale in questo processo, valutando le esigenze specifiche della persona, la sua capacità residua e le aspettative per decidere se nominare un amministratore di sostegno e, in caso affermativo, chi debba essere. Questa valutazione include spesso l’ascolto della persona coinvolta, l’analisi delle relazioni mediche e l’identificazione della figura più adatta a supportare l’individuo nel rispetto delle sue necessità e preferenze.

Poteri e Limiti dell’Amministratore di Sostegno. Descrizione dei poteri conferiti all’amministratore. Cosa non è permesso fare all’amministratore di sostegno

L’amministratore di sostegno ha il compito di assistere l’amministrato nelle aree specificamente indicate dal giudice, che possono includere la gestione finanziaria, il conto corrente, il patrimonio, le decisioni mediche, la cura personale. I suoi poteri sono limitati a ciò che è stato individuato come necessario nel decreto di nomina, per soddisfare le esigenze dell’amministrato ma senza sovrastare la sua autonomia. Non è permesso all’amministratore di sostegno agire al di fuori degli ambiti autorizzati dal giudice o compiere atti che possano compromettere i diritti e gli interessi dell’amministrato.

L’amministratore di sostegno quindi è incaricato di assistere l’amministrato in specifiche decisioni e gestioni, come stabilite dal giudice tutelare, agendo sempre nell’interesse di quest’ultimo. I suoi poteri sono delineati per rispondere alle necessità dell’amministrato, evitando qualsiasi eccesso che potrebbe limitare ingiustamente la libertà individuale. Non gli è consentito compiere atti che vadano oltre le disposizioni del giudice o che possano ledere i diritti o gli interessi dell’amministrato, inclusa la sottrazione o il dispiegamento arbitrario del patrimonio dell’amministrato.

Il Caso esaminato dalla Corte di Cassazione relativo all’uso dell’amministrazione di sostegno per la gestione delle partecipazioni societarie

In un caso esaminato dalla Corte di Cassazione si è discusso proprio dell’uso dell’amministrazione di sostegno per limitare al soggetto sottoposto alla tutela, la gestione della sua società mantenendolo però libero nella gestione del suo patrimonio personale. Il caso è quello del ricorso del proprietario  di una Srl che era stato estromesso su iniziativa dei figli dal ruolo di Presidente del Consiglio di amministrazione e privato del diritto di voto, utilizzando così l’istituto dell’ Amministrazione di sostegno, per separare la società dal patrimonio personale

La Corte ha chiarito che l’amministrazione di sostegno non può essere utilizzata in questo modo, escludendo l’amministrato dalla gestione della società e mantenendo intatta la sua capacità ed autonomia di gestione del patrimonio personale. La Corte di Cassazione ha quindi enfatizzato la necessità di proteggere l’autonomia dell’amministrato e di applicare misure solo con adeguata motivazione, preservando la sua capacità di gestire gli aspetti personali e patrimoniali non specificamente limitati.

La sentenza della Corte di Cassazione ha sollevato importanti questioni giuridiche relative all’uso dell’amministrazione di sostegno, sottolineando la necessità di una motivazione specifica, coerente e dettagliata per le limitazioni imposte all’autodeterminazione dell’individuo. La Corte ha evidenziato come le restrizioni alla capacità dell’amministrato debbano essere strettamente necessarie e proporzionate, evitando ogni eccesso che potrebbe ledere i diritti e la dignità della persona interessata.

La necessità di proteggere la dignità e l’autonomia dell’amministrato

La sentenza della Corte di Cassazione sull’amministrazione di sostegno ha rafforzato la necessità di un’applicazione rigorosa e consapevole di questo strumento, per evitare usi strumentali che possano compromettere la dignità e l’autonomia dell’amministrato. Ha evidenziato l’importanza di valutare attentamente la proporzionalità e la necessità delle misure adottate, sottolineando che ogni decisione deve mirare a preservare al massimo l’indipendenza e i diritti dell’individuo, evitando di limitarne la capacità di agire senza giustificazioni concrete e mirate.