SEO e PMI: perché rivolgersi ad un consulente, intervista a Alessia Martalò

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È davvero indispensabile, oggi, per una PMI essere on line? Di questi tempi si fa tanto parlare di SEO, posizionamento, visibilità sui motori di ricerca e via dicendo, ma la confusione è ancora tanta. Oggi ne discutiamo con Alessia Martalò, consulente SEO con diversi anni di esperienza, anche nella gestione della presenza on line di PMI.

Partiamo dalle basi. Cosa significa SEO?

SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization e indica, appunto, l’ottimizzazione per i motori di ricerca. L’obiettivo è la corretta indicizzazione del sito web nei motori di ricerca. Si parte dalla struttura del sito, importantissima per migliorare la navigabilità da parte dell’utente e la comprensione dell’architettura da parte dei motori di ricerca. Ancora più importante è però l’analisi delle parole chiave.

Cosa si intende esattamente per parola chiave, in ambito SEO?

La parola chiave, o keyword, è una porzione di testo utilizzata dall’utente per ricercare informazioni tramite i motori di ricerca. La parola o la frase che viene digitata all’interno di Google è detta ‘chiave di ricerca’. Solo individuando le parole chiave più adatte è possibile convogliare traffico utile verso il proprio sito.

Facciamo un esempio: una PMI che produce e vende pannelli solari destinati ai consumatori finali (attività B2C) potrebbe scegliere di indicizzare il sito relativamente a keyword quali ‘pannelli solari termici’, ‘pannelli solari per la casa’, ‘pannelli solari condominio’, mentre la parola chiave ‘pannelli solari funzionamento’ potrebbe risultare troppo generica e la keyword ‘pannelli solari fai da te’ certamente poco pertinente.

Dunque è sufficiente inserire all’interno del sito le parole chiave più adatte per poter raggiungere una buona visibilità sui motori di ricerca?

Assolutamente no, non è così semplice. Anzi, in questi casi il fai da te potrebbe rivelarsi molto rischioso. Non è possibile, non più quantomeno, inserire più volte all’interno del testo la chiave con cui si desidera posizionarsi. In primo luogo perché, soprattutto in alcuni settori, la concorrenza è molto elevata e oltre all’ottimizzazione SEO bisognerebbe mettere in atto altre strategie complementari; in secondo luogo perché ciò potrebbe comportare il keyword stuffing, ovvero la sovra-ottimizzazione del contenuto rispetto a determinate parole chiave. Il che si traduce in una (quasi certa) penalizzazione del sito.

Si parlava prima di strategie complementari. Cosa si intende?

In realtà il consulente SEO non si occupa solo di ottimizzazione per i motori di ricerca. È un termine molto circoscritto che tuttavia funziona bene sul mercato. L’obiettivo finale, infatti, non è tanto la corretta indicizzazione quanto il buon posizionamento del sito, in modo tale da ottenere traffico qualificato e conversioni. Le PMI hanno necessità di incrementare il fatturato, ampliare la clientela e trovare nuovi partner commerciali, per cui è necessario pianificare e implementare strategie di SEM (Search Engine Marketing), così come di SEA (Search Engine Advertising). Non solo SEO, insomma.

Qualche esempio?

Si potrebbe creare una campagna di advertising di tipo pay per clic su Google Ads, in determinate aree geografiche di maggior interesse per il cliente. Ciò serve ad ottenere risultati in tempi molto brevi, con la massima flessibilità. Oppure, si potrebbe creare una campagna di e-mail marketing per promuovere il proprio brand o effettuare test di nuovi prodotti e servizi, prima del lancio effettivo sul mercato.

Torniamo a parlare di PMI, quali sono le criticità e i fattori a cui bisogna prestare maggior attenzione?

Bisogna analizzare attentamente il mercato di riferimento: non è detto, infatti, che un’attività SEO o SEM possa essere sempre la soluzione più adatta. L’analisi dei competitor, in tal senso, può essere molto utile, perché può permetterci di capire come si comportano i concorrenti diretti, eventualmente prendendo spunto dalle loro strategie migliori.

Un altro errore che, spesso, si fa è pensare di dover necessariamente essere presenti su tutti i social network. Non è così: meglio scegliere quali sono i social più adatti piuttosto che impiegare un effort maggiore per essere visibili in social non frequentati dai nostri clienti e non decisivi per il nostro business. Al tempo stesso, in una fase più avanzata dell’attività, occorre monitorare i risultati. Solo così è possibile capire cosa funziona meglio e cosa, al contrario, può essere migliorato.

Riprendiamo dall’inizio: è dunque importante, per una PMI, essere on line?

È impossibile generalizzare, però poter contare su un buon sito vetrina, indicizzato correttamente sui motori di ricerca e visualizzabile senza errori anche sui dispositivi mobili, può certamente aiutare. Dopotutto, noi consumatori finali siamo sempre più abituati a reperire informazioni sul web in merito alle aziende o ai brand con cui veniamo in contatto. Cosa penseremmo se uno di essi non fosse on line? Lo storytelling, anche per le PMI, è oggi sempre più importante. Sarebbe davvero ingenuo pensare di poter fare a meno del web.